Senza perdere la leggerezza
Si può raccontare una storia tragica, toccare una profondità, utilizzando un codice – apparentemente – più leggero o quotidiano?
Care Lettrici e Lettori,
Si può raccontare una storia tragica, toccare una profondità, utilizzando un codice – apparentemente – più leggero? Roberto Benigni ne La vita è bella ha parlato di una delle più grandi barbarie del ’900, la Shoa, affidando le immagini cupe del lager agli occhi puri di un bambino. Un film che ha sollevato dubbi sulla possibilità che si possa ridere (?) nel contesto di una tragedia. Il film di Benigni, come accadrà qualche anno dopo con La mafia uccide solo d’estate di Pif, secondo noi non rinuncia alla profondità né al rispetto della memoria. Il libro di Paolo Comentale di cui ci occupiamo in questa stessa pagina inserisce, in questa strage dimenticata, gustosi episodi farseschi: il gerarca fascista è un ignorante presuntuoso e la sua figura ci fa ridere ma è dentro un contesto spaventoso di sopraffazione.
Il disegnatore Mordillo ha detto che “l’umorismo è la tenerezza della paura”. Una frase presa in prestito da Alessandro Cobianchi che in Di versi diversi mescola la grande Storia (l’omicidio Moro, la strage di Bologna, la guerra) alle piccole storie che, sullo sfondo, sembrano persino buffe ma costituiscono il puzzle di cui si compongono tutte le vite. Sotera Fornaro in Agosto, attraverso il legame fra un ragazzo che dorme per strada, Ahmed, radicalizzato islamico, e una donna che decide di aiutarlo, narra il tema del confronto fra le diversità, che produce in chi lo vive, un immancabile cambiamento.
Sotera Fornaro Agosto (Edizioni di Pagina)
Alessandro Cobianchi Di versi diversi (Edizioni di Pagina)
Leggi anche:
Mac Liam Wilson, Eureka street (Fazi)
Jonathan Coe, La banda dei brocchi (Feltrinelli)
Nicolò Ammaniti, Io non ho paura (Einaudi)
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